La Sindrome di Lyndon: l’elemento solipsistico.
La Sindrome è roba che scotta ed è in costante studio ed evoluzione. Giorno per giorno il materiale umano mi fornisce nuova carne da sezionare e menti da ispezionare. Ultimamente non ho affrontato gli approfondimenti sulla Sindrome di Lyndon in questa sede perchè c’è qualcosa che è in piena elaborazione e che, si spera, veda la luce. Vedremo.
I tempi stanno cambiando qui a Dublino e devo ammettere che i sindromati sono meno, e quelli che tengono duro sono avvolti da un cupo silenzio. La recessione e la crisi economica fanno paura anche a loro, soprattutto quando i privilegi di un tempo scompaiono ed cappi al collo stringono.
Mi sono dedicato così agli studi degli aspetti più particolari della Sindrome di Lyndon, nel tentativo di rendere sempre più analitica l’investigazione delle cause ed effetti di questa particolare patologia dell’emigrante italiano in Irlanda.
Si discuteva qualche giorno fa’ sul blog dei Cavesi della tendenza umana di rendere assolute delle valutazioni personali. Partendo dall’analisi della media dei commenti sui forum, blog, pub e quant’altro, sembrebbe che si viva in zona liminare di crimine e violenza. Ma non e’ mio interesse, in questo momento, entrare in merito alla questione sicurezza in Irlanda. Mi interessa maggiormente come nascano determinate idee e perche’ esse si propaghino con prepotenza.
Procediamo con due esempi che ad un prima lettura sembrerebbero credibili: “Sono stato aggredito a Dublino, quindi è una città pericolosa, invivibile ed incivile”, viceversa “Non sono mai stato aggredito a Dublino, quindi è una città assolutamente tranquilla e vivibile.”. Entrambe le affermazioni sono visibilmente viziate da una forte componente soggettiva, dall’esperienza sensibile e dai propri filtri culturali.
Ma andiamo con ordine:
A) Sono stato aggredito a Dublino, quindi è una città pericolosa, invivibile ed incivile
B) Non sono mai stato aggredito a Dublino, quindi è una città assolutamente tranquilla e vivibile
C) Dublino è una città con un fattore di pericolo medio, si vive bene ma bisogna sempre stare attenti
Che cosa hanno di sbagliato queste tre affermazioni? Il presupposto soggettivo e strumentale.
Esso è soggettivo e strumentale perchè è il risultato di un digerito proveniente da elaborazioni meramente personali che hanno la pretesa di essere assolute. Quindi, se IO sono stato aggredito, allora Dublino è una città pericolosa per TUTTI. Se IO non sono mai stato aggredito a Dublino, allora è una città tranquilla per TUTTI. IO non sono mai stato aggredito ma riconosco che ci possa essere una discreta percentuale di rischio.
Per saggezza saremmo portati a dare adito alla tesi C, che sembra essere la più moderata e ragionevole. Ma anche questa, nella modalità in cui viene elaborata, è inconsistente.
Cosa può dare maggior peso ad una di queste affermazioni? Il dato numerico e statistico.
La fredda e numerica computazione di stupri, violenze, omicidi e rapimenti sono un valido appiglio per elaborare un ragionamento di massima ed avere una visione quanto più attendibile. Il secondo passo, una volta muniti di dati attendibili, è quello di farne una adeguata lettura, che dovrebbe essere eseguita evitando strumentalizzazioni ed utilizzando la propria esperienza per decodificarne significato e sfaccettature.
Non leggi un libro di italiano se non conosci la lingua, fai fatica a capirne le sfumature se non conosci l’autore ed il contesto storico. Questo è quanto.
Il soggetto affetto da Sindrome di Lyndon, sopratutto nelle fasi più acute, rifiuta qualsiasi tipo di ragionamento basato su fonti e dati, imponendo invece la propria visione personale ed assoluta. Ma egli non si ferma qui, poiche’ avverte anche il bisogno di evangelizzare gli altri delle sue elaborazioni perverse e bizzarre. Quindi, si trova a vagare e tenere banco di fronte alla sua congrega, esponendo la sue tesi e cercando di fare nuovi proseliti. Così la sua idea prende forma e forza, fino a propagarsi a macchia d’olio, creando spesso i presupposti per luoghi comuni e leggende metropolitane.
Quando chiedete ad un sindromato su quale base abbia dedotto una particolare idea, egli vi rispondera vagamente: “Ho sentito che”, “Una volta ho visto”, “Un mio amico mi raccontato”, “Mi sembra che…”. Sostanzialmente stiamo ragionando sulla base del nulla, il suo è un sintetizzato di cazzate soggettive.
Questo suo digerito soggettivo è quindi l’elemento solipsistico della Sindrome di Lyndon.
L’elemento solipstistico è per il sindromato un valido apporto alle tre fasi finali: il primo disincanto, la lamentatio ed il rifiuto. Grazie al suo digerito di opinioni egli potrà dedurre conclusioni anche valide se approcciate superficialmente, ma senza alcuna consistenza se saggiate sulla realtà dei fatti.
Le sue teorie sono alimentate dai tepori dell’irrazional popolare, che trovano sempre molti estimatori e fedeli pronti a credere nelle visioni più fantastiche dell’esistenza, troppo piatta per essere accettata per quello che è.
La componente dell’irrazional popolare e’ fondamentale, e’ il perno per la quale l’uomo rende mitica la propria esistenza e quella degli altri.
Tutto questo ammetterebbe, quindi, che l’esperienza personale non ha alcun significato per l’uomo? No, assolutamente. L’esperienza personale ci da’ la dimensione reale e la prova empirica della veridicita’ di un dato numerico, ed è il supporto migliore per leggere con intelligenza i dati. La statistica in se’ è incompleta senza l’intervento dell’intelligenza umana.
Un classico esempio di assolutizzazione solipsistica lo prendo in prestito dal blog dei Cavesi: “Tutte le irlandesi sono puttane.” (si tratta di una frase riportata da terzi, non fa parte del pensiero dei redattori del blog i Cavesi a Dublino).
Andiamo nel dettaglio. Per il soggetto enunciante il 100% delle persone di sesso femminile nate in Irlanda si dedicano al mestiere di prostituta o si atteggiano come tali. Scartiamo la prima, visto che in Irlanda le prostituzione è illegale e questo avrebbe comportato la carcerazione di tutte le donne irlandesi. Passiamo alla più probabile, che le irlandesi si atteggino costantemente a prostitute.
Questo mito, farebbe riferimento alla facilità con cui diverse donne irlandesi, dopo l’abuso di alcolici, liberino e diano sfogo ai propri istinti sessuali con estrema facilità (spirito dionisiaco?). Mito che ha un fondo di realtà di certo, ma che viene estremizzato con puri intenti denigratori e diffamatori. “Tutte le irlandesi sono puttane” è evidentemente una affermazione soggettiva a scopo denigratorio, probabilmente filtrata dalla componente solipsistica del malato di Sindrome di Lyndon.
Altro aspetto interessante è che ai sindromati viene data molta libertà emozionale. Essi possono permettersi il lusso di sfogare le più intime frustrazioni dando forma a qualsiasi cosa gli passi per la testa, anche le più assurde. Quindi le “irlandesi sono tutte puttane”, “gli irlandesi sono sporchi”, “gli irlandesi si vestono male” e così via.
Purtroppo il sindromato è spesso sordo alla realtà dei fatti, rimanendo tristemente schiacciato dall’elemento solipsistico, e credendo, inoltre, che l’unica realtà sia quella filtrata dalla sua mente e che debba condividerla con gli altri. Senza questa condivisione la sua realtà non esiste. Una buona terapia è quella di annullare questo desiderio compulsivo di “sharing” del suo sintentizzato.
Ricordate anche, a salvaguardia della vostra integrità e salute, che il sindromato tenterà sempre di trovare in voi una spalla per le sue lamentazioni, cercando di infettarvi con il morbo della soggettività assoluta prima e poi della Sindrome di Lyndon.
Una cosa è certa: la statistica li seppellirà, e seppur essa sia incompleta, non lo sara mai quanto il digerito del sindromato.