La Morta Gora immaginaria.
Ci avevano detto che qui non c’era cultura e che nulla questo posto avrebbe potuto offrirci, se non per le iconografie più usurate e banali sull’Irlanda.
Ci avevano detto che era difficile trovare libri, eventi culturali, fermento e sensazioni. Sembrava di vivere in una Morta Gora popolata da orripilanti mostri dall’alito avvinazzato e dagli abiti rabberciati.
Ci avevano detto che Dublino era una città morta e senza alcun alito di vita, dove tutti erano dediti solo ad onorare le divinità nei templi del consumismo e del vizio. Mostri, puttane e deserti verdi.
Oggi si sono schiuse le nuvole che da circa due settimane hanno inghiottito quest’isola e ci hanno detto che la capitale irlandese è Città della Letteratura per nomina UNESCO.
Ora non abbiamo più scampo: l’unico modo per criticare la Cultura dublinese è quello di conoscerla, perché chiunque vi potrà sbattere in faccia un titolo, di quelli alla «lei non sa chi sono io.». A volte ci vogliono i titoli, che per quanto formali e stucchevoli possano essere, tappano le bocche che i pugni non possono rompere.
La Morta Gora che molti hanno voluto dipingere, descrivendo la vita culturale del paese, è solo frutto di mancanza di strumenti e disinformazione.
Gli strumenti, proprio quelli che ci permettono di decodificare e poi criticare. Purtroppo spesso il processo è stato inverso: criticare e poi (forse) decodificare. Ma non funziona così e prima poi l’inversione del processo si ritorcerà contro. Attenti ad abusarne.